Una petizione della città per far nascere a Torino una “Casa del Jazz”. Un luogo aperto con la musica al centro, il tempo scandito da eventi, dibattiti e persone. Uno spazio che favorisca interscambi con artisti da tutto il mondo, che diventi una residenza musicale per accogliere artisti italiani e stranieri ma anche un posto di formazione, punto di riferimento per far crescere e migliorare i jazzisti di domani. È il sogno di Giorgio Diaferia, batterista jazz e medico fisiatra, ex consigliere comunale a Torino, oggi presidente dell’associazione no profit Ecograffi. In dieci giorni la sua petizione ha raccolto 506 firme, con l’adesione di Torino Viva, Piemonte Libertà, musicisti di fama internazionale come Alfredo Ponissi, Claudio Bonadè, Alessandro Chiappetta, Aldo Mella e il torinese Flavio Boltro che ha firmato da Parigi. Poi cittadini appassionati, direttori artistici di locali dove si suona jazz, come l’Osteria Rabezzana, e con loro il Collettivo fotografi jazz di Torino e il negozio specializzato Ringo Music.

La raccolta firme è stata inviata al Comune e ai presidenti di Circoscrizione, in particolare con le Circoscrizioni 3, 5, 6 e 7 sono stati già aperti dei confronti per individuare degli spazi adatti e tra i luoghi ipotizzati in questa prima fase ci sono il teatro Isabella e una struttura in corso Giulio Cesare che accoglie diverse associazioni. Ma se con le circoscrizioni sono in corso i primi incontri, «nessuna risposta invece dal Comune e dal sindaco, aspettiamo che lui o l’assessora alla Cultura Purchia ci convochi. La Casa del Jazz potrebbe essere una vera opportunità per Torino, un luogo per aggregare e per crescere», dice Diaferia. Questo perché Torino è viva dal punto di vista musicale ma poco organizzata: «A Torino — continua — c’è grande frammentazione di proposte musicali manca cioè una visione comune per il Jazz per questo l’appello alle istituzioni cittadine per creare una casa sul modello di altre città italiane e straniere».
La frammentazione, come ha avuto modo di toccare con mano negli anni, non spezzetta solo gli eventi singoli ma anche i festival «ce ne sono diversi in Piemonte ma sono isole tra di loro». Così la proposta guarda a esempi di altre città ma anche al passato di Torino, a un’iniziativa «felice» degli anni ’80, «quando era assessore alla cultura Giorgio Balmas, e si organizzò un consorzio Jazz x Torino. Ogni settimana si programmava un circuito di concerti, accogliendo musicisti stranieri che arrivavano da Paesi che ospitavano i nostri artisti, favorendo interscambi con altre nazioni e crescita. C’era continuità e questo permetteva di abbattere i costi e accogliere nomi importanti che hanno permesso ai nostri musicisti di migliorare moltissimo in tecnica e bravura».
L’appello quindi è al Comune a individuare un luogo dove torni a vibrare il jazz, e anche a valutare un sostegno economico per farlo vivere. Uno spazio fisico per ritrovarsi con aule didattiche, auditorium per concerti, e dove si possano proiettare i festival già attivi in giro per il Piemonte. Il 23 febbraio il progetto sarà lanciato con un grande concerto allo Spazio Bunker partecipato dagli artisti che hanno sottoscritto la petizione.